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Attivismo e reti telematiche

La comunicazione attraverso Internet apre degli scenari relazionali e politici fino ad ora impensabili. Per la prima volta nella storia dell'umanità diventa possibile pensare a un tipo di organizzazione delle relazioni umane e politiche forgiata ad immagine e somiglianza della rete stessa, basata sull'equipotenza dei ``nodi'' che la compongono.
In una organizzazione del genere le decisioni operative e le stesse elaborazioni ``politiche'' possono cristallizzare on-line, grazie all'aiuto di strumenti informatici liberi che riproducono vari aspetti del metodo del consenso.
Nel seguito analizzeremo la comunicazione interna di alcune realtà che operano (parzialmente o totalmente) in questo modo, cercando di estrapolarne alcune norme che utilizzeremo per costruire un progetto ideale, che chiude il libro.
Il progetto finale immagina come si potrebbe concretizzare un vero e proprio ``modello in piccolo'' di quella ``democrazia partecipativa'' di cui si sente tanto parlare ultimamente.
L'analisi si concentrerà completamente sul funzionamento della comunicazione interna per cercare di astrarre dall'esperienza e dalle stesse autodefinizioni dei gruppi quale sia la prassi effettiva di uso del mezzo informatico. Questa prassi, infatti, è spesso frutto della somma di una serie di norme esplicite e di alcune abitudini consolidate, implicitamente accettate dal gruppo.
Tralascerò invece quasi completamente gli scopi delle varie organizzazioni, per l'approfondimento dei quali si può far riferimento ai seguenti documenti on-line:
Indymedia: http://www.italy.indymedia.org/process/
GNUG: http://gnug.it
Lilliput: http://www.retelilliput.org/articolo.asp? $\backslash$
ARID={589A620A-CB9D-435D-B2E1-4BB5D3C92D81}

Gli strumenti del software libero

Molti degli strumenti che analizzeremo nel dettaglio tra breve esistono sia nel mondo del software libero che in quello del software proprietario sebbene siano quasi tutti nati all'interno del primo.
Per comprendere, però, quanto sia fondamentale che questi strumenti siano e restino liberi è sufficiente prendere l'esempio della firma digitale. Attualmente la Pubblica Amministrazione si sta attrezzando per fornire ai suoi utenti la possibilità di scambiarsi documenti autenticati on-line (stiamo parlando di documenti ufficiali come un certificato di nascita).
La gara per fornire questo servizio, al momento, è stata vinta da una serie di soluzioni basate su software proprietari che permettono di firmare, ad oggi, anche documenti di tipo Microsoft Word. Recentemente è stato mostrato che, grazie ad una funzionalità di Word nota come ``campi variabili'', tali documenti potrebbero venire alterati in un momento successivo all'apposizione della vostra firma digitale, vanificandone completamente l'utilità.
Questo tipo di problemi sono strettamente collegati con la natura chiusa del software proprietari, che non permette all'utente (e nemmeno agli enti preposti) di verificare l'assenza di ``trucchi'' o semplici bug.
Questo è il motivo per cui la realizzazione di processi democratici on-line non potrà che essere strettamente collegata al software libero.

Mailing Lists

Le mailing lists, o liste di discussione, sono uno dei meccanismi di partecipazione diretta più usati in rete. Queste si possono utilizzare per discutere e prendere decisioni riguardo la vita delle comunità che le usano.
Le liste di discussione in Internet sono moltissime, qui tenteremo di classificarle:
Mailing List di dibattito.
Sono le più diffuse. Un esempio tipico è la lista nazionale debate@liste.retelilliput.org della Rete Lilliput: questa lista deriva dalla lista Lilliput-G8 (nata in occasione di Genova 2001), e ha come unico scopo le discussioni di carattere generale tra i lillipuziani, senza alcuna valenza decisionale, almeno ufficialmente.
Il problema di liste come questa è che si trasformano rapidamente in un mezzo per veicolare annunci sulle più disparate attività locali e nazionali e per far girare ogni genere di notizia, appello, petizione o richiesta. Questo tralasciando gli immancabili litigi (flames) tra singoli in cerca di visibilitá (fenomeno immancabile in qualsiasi lista). Questo causa una diminuizione drastica degli iscritti e della ``autorevolezza'' dei contenuti della lista.
Mailing list di ``tipo agorà''.
Ovvero assemblee telematiche permanenti. Un esempio abbastanza longevo è italy-list@lists.indymedia.org. Italy-list è l'assemblea permanente del collettivo di Indymedia Italia. Ha lo scopo di fungere da coordinamento operativo ed è il luogo in cui si prendono le decisioni ``politiche'' (quali eventi coprire, in che modo, come deve procedere il lavoro redazionale), oltre alle riunioni in carne e ossa.
Mailing list settoriali per area di interesse.
È il caso delle mailing list dei vari gruppi di lavoro all'interno di gruppi ed associazioni. Spesso queste liste sono più operative e vengono utilizzate a scopo di coordinamento attraverso processi che stanno a metà tra il livello del puro dibattito e quello decisionale.
Nel seguito descriveremo i meccanismi codificati e non con cui avvengono le discussioni e le decisioni su alcune mailing list appartenenti ad Indymedia, per cercare di comprendere quali siano le strategie valide per utilizzare al meglio il mezzo che abbiamo a disposizione.
Ora torniamo per un secondo ad analizzare il perchè della superiorità del software libero in questo particolare contesto. Quali sono i rischi derivanti dall'utilizzo di programmi per la gestione di mailing list chiusi o di proprietà di qualche grande azienda (provider)? L'esperienza mostra che i rischi sono diversi, ma generalmente sono legati al contratto che siamo obbligati a firmare per poter accedere a questi servizi ``gratuiti'', solitamente ricco di clausole vessatorie a favore della nostra controparte:
Rischio privacy:
ci sono molti indizi sul fatto che i grossi provider ``vendano'' gli indirizzi. Se non altro sono certamente una scusa per spedirci ``consigli per gli acquisti'' dei prodotti forniti dal nostro provider;
Rischio affidabilità:
molti utenti si sono trovati improvvisamente costretti a cambiare il provider delle proprie liste perchè il proprietario del server aveva deciso improvvisamente di cessare il servizio, oppure di chiedere un pagamento in cambio del servizio fornito, fino ad allora, gratuitamente. Alcuni provider particolarmente scorretti sono arrivati sino a chiedere ai loro utenti una quota per consegnar loro l'archivio dei vecchi messaggi (nel caso di una casella di posta elettronica);
Rischio riservatezza:
se il programma che gestisce le liste è chiuso e proprietario nessuno ci può assicurare che non provveda a spedire copia dei nostri messaggi altrove o, comunque, non contenga trucchi che possano essere utilizzati per violare la riservatezza dei messaggi contenuti sulla lista.

Chat

La maggioranza delle persone ha l'immagine della chat come di un luogo dove si perde tempo a chiacchierare del più e del meno o dove si fanno nuove conoscenze. In realtà la chat può divenire uno strumento comunicativo molto utile in tutti i gruppi che abbiano una alfabetizzazione informatica medio-alta. Infatti la chat e' uno spazio dove è possibile discutere in tempo reale su qualsiasi tematica, in modo più immediato rispetto a una lista di discussione. Lo svantaggio è che per reggere una comunicazione così rapida e caotica è strettamente indispensabile che i partecipanti abbiano già una base di nozioni condivise da cui partire, magari costruita attraverso lo scambio di documenti o la discussione su una mailing list apposita. Iniziare ad analizzare un tema direttamente in chat (come a volte si fa nelle riunioni di persona) è quasi impossibile.
Anche nel caso delle chat l'utilizzo di software proprietario mette a rischio la riservatezza di chi utilizza il mezzo, anche se -in questo caso particolare- il pericolo maggiore viene dalla facilità di intercettare e registrare il contenuto di una discussione che avviene via chat. Per risolvere questo problema stanno nascendo nuovi software in grado di fornire il servizio di chat attraverso canali criptati come, ad esempio, Jabber (http://www.jabber.org).

Sistema di votazione Debian-Condorcet

Il Metodo Condorcet è un metodo per esprimere on-line varie gradazioni di consenso rispetto alla ``candidatura'' di persone e/o idee. È un metodo ampiamente testato dalla comunità degli sviluppatori Debian, che vi hanno aggiunto una serie di procedure per la presentazione e la gestione delle candidature e lo utilizzano per qualsiasi decisione riguardi il progetto Debian.
Una descrizione dettagliata del suo funzionamento è reperibile qui:
http://www.debian.org/vote/
http://www.debian.org/devel/constitution
L'usabilità di questo metodo, come qualsiasi altro metodo di votazione on-line, è strettamente dipendente dalla possibilità di verificare in maniera univoca l'identità del votante, ma -soprattutto- dalla verificabilità dell'algoritmo preposto a miscelare i voti per fornire il risultato ufficiale. Al solito questo è possibile unicamente nel caso del software libero. Oltrettutto, a quanto risulta a chi scrive, per il momento le uniche implementazioni di algoritmi necessari ad esercitare il voto on-line sono tutte rilasciate con licenza libera.

Democrazia a Bolle

Attualmente questo progetto è ancora in fase di sviluppo, ma promette di essere un'implementazione del metodo del consenso on-line assai più fedele all'originale che non gli esperimenti realizzabili con il metodo Debian-Condorcet. Si tratta infatti di un software che permetterebbe non solo di esprimere o meno consenso rispetto a una ipotesi o una candidatura, ma addirittura di far emergere in maniera dinamica un documento ``componendo al volo'' le parti che conquistano on-line il maggior consenso (in modo simile, ma più sottile a quanto avviene con il metodo Debian-Condorcet).
In pratica questo strumento permetterebbe di costruire documenti politici in maniera orizzontale: un risultato che aprirebbe scenari assolutamente indediti, mettendo in discussione alcune certezze consolidate in secoli da organizzazioni politiche costruite su base gerarchica.
Per maggiori informazioni:
http://www.retelilliput.org/documenti/default.asp? \
Cartella={436AE9F8-E145-4722-891F-2F1F267B82E6}&BC=7BA6F7
e, in particolare:
http://www.retelilliput.org/documenti/Demobolle/Bolle_SSD_09.PDF

FIX (Fair/Free Information eXchange)

Il progetto FIX (http://www.fixproject.org) nasce con lo scopo di fornire una risposta al problema del sovraccarico di informazione in Internet e, in particolare, nelle mailing list.
L'obiettivo di questo software è di permettere l'ordinamento/filtraggio dell'informazione (due esigenze strettamente legate tra loro) in modo non arbitrario e diffuso, permettendone così una reale fruizione all'utente finale.
Questo filtraggio avviene attraverso un sistema di protocolli. Ogni volta che un redattore inserisce un documento nella base dati FIX compila un ``primo foglio'' (il protocollo, appunto) che contiene i meta dati che riguardano il documento inserito: autore, titolo, categoria, luogo dove reperire il documento (indirizzo internet, libro o altro) e firma ovvero il suo nome.
Questo permette agli utenti di selezionare i documenti presenti nella base dati sia attraverso le categorie (cosa che già fanno, in modo più o meno soddisfacente, molti motori di ricerca), ma anche rispetto alla fiducia che ripone nel firmatario. In pratica un documento sulla fisica teorica sarà probabilmente più interessante se scritto da Einstein piuttosto che da uno sconosciuto. Si potrebbe obiettare che questo sistema introduce un ``principio d'autorità che ci potrebbe far perdere contributi interessanti o utilissimi scritti da autori ingnoti, ma ciò non è vero: infatti ciò che naturalmente si fa su Internet è di dare fiducia alla firma di chi ci spedisce (o ci inoltra) un messaggio, indipendentemente dalla sua notorietà. Inoltre con FIX è anche possibile distinguere i documenti in base al numero di firmatari di un protocollo, ovvero in base al numero di persone che lo hanno letto e trovato utile ed interessante.
Quindi con FIX sarebbe possibile ``liberare'' le mailing list, e in particolare quelle di ``tipo agorà'', da tutti i messaggi contenenti informazioni di tipo giornalistico o altro (bollettini, appelli, etc), garantendo per questo materiale una diverso percorso, in cui l'utente decide cosa ricevere, in che quantità e con che frequenza.
Per maggiori informazioni sulla teoria alla base del software:
http://www.fixproject.org/documentazione/presentazione/html/
Per una rapida guida all'uso pratico:
http://www.fixproject.org/documentazione/howto/nodo_della_rete/index.html

Alcuni casi specifici

In questo paragrafo descriveremo l'esperienza di alcuni gruppi che utilizzano, in maniera più o meno efficiente, il mezzo informatico per gestire le proprie relazioni interne.


Indymedia (http://www.italy.indymedia.org)

Indymedia è un network mondiale di media indipendenti, nato in occasione della contestazione al vertice del WTO a Seattle.
Sul sito italiano è possibile trovare un'ampia collezione di domande chiarificatrici sulla natura di questa rete. Ecco cosa vi si legge alla voce ``Cos'è Indymedia?'':
Indymedia è un network di media gestiti collettivamente per una narrazione radicale, obiettiva e appassionata della verità. Ci impegniamo con amore e ispirazione per tutte quelle persone che lavorano per un mondo migliore, a dispetto delle distorsioni dei media che con riluttanza si impegnano a raccontare gli sforzi dell'umanita' libera.
Ci sono attualmente circa oltre cinquanta Indymedia Centers (IMC) nel mondo. Indymedia Italia è uno di questi.
Ogni IMC è un gruppo autonomo che ha obiettivi propri, si autofinanzia e che prende decisioni con modalità specifiche.
L'appartenenza di ogni IMC al Network degli Indymedia Centers è definita dal documento sui "Principi di Unità", che è il frutto di un'ampia discussione svoltati in 18 mesi sulla lista IMC Process. Tali principi sono stati discussi e dibattuti da cira 70 membri del network, provenienti da tutto il mondo, durante la ``Press Freedom Conference'' svoltasi dal 27 al 29 aprile 2000 a San Francisco.
La comunicazione interna a Indymedia Italia avviene fondamentalmente attraverso tre strumenti: Siccome la comunità di Indymedia vive in rete per la maggior parte del suo tempo, è interessante analizzare come parla di questi strumenti di lavoro attraverso i quali costruisce il suo sito (dalle FAQ di Indymedia):

Meccanismi di discussione nelle mailing lists. I meccanismi relazionali delle assemblea reali in carne e ossa sono abbastanza diversi da quelli che si verificano in mailing list. Spesso portare avanti discussioni virtuali in mailing list origina toni più aspri e secchi senza che questo implichi una intenzione ``rissosa'' o poco civile da parte dei partecipanti. Semplicemente il medium mail tende a rendere più fredda la comunicazione e l'interposizione di un monitor tra chi discute rende più facile usare toni forti. Non vi spaventate quindi ai primi flame (come vengono definite le discussioni più accese) o se le risposte ad alcuni vostri messaggi sembreranno molto dure. Con un pò di esperienza si riesce facilmente a distinguere quando il tono di un messaggio è seriamente un attacco nei vostri confronti o è semplicemente parte di una discussione accesa :))
Tra coccole e pancate si cerca di arrivare a una decisione che includa più possibile anche le ragioni del dissenso. Pancate? Significa scagliare con violenza una panca addosso a una persona che sta dicendo una cosa su cui davvero non sei d'accordo. È un modo gentile, tipico di indy, per manifestare dissenso. Talvolta i toni sono duri, acidi, aggressivi. Di solito alle pancate seguono flames, ovvero discussioni talvolta interminabili sul thread (argomento) in questione. Normalmente si finisce a tarallucci e cicuta: grandi dichiarazioni di stima e fiducia universale, molti baci e arrivederci al prossimo flame. Indy si è finora dimostrata poco incline a farsi i complimenti da sola. Cioè, ci si vuole un gran bene, e di fondo si pensano cose bellissime del lavoro di Indy, ma durante... ci si massacra abbastanza. Quasi sempre, da questi animati e amichevoli dibattiti esce fuori un pezzetto della policy (o codice) di Indy: si prendono decisioni, si definiscono linee guida. Emergono spontaneamente, incredibile ma vero. Il consiglio qui è di fare yoga, canne o altre cose che rilassino. Se sei under attack (sotto attacco), concentrati su una frase: non è niente di personale. Un po' è vero, un po' no. Tu respira, se necessario stai in ascolto per giorni o settimane quando ti passa, torni.

Meccanismi di decisione nelle mailing lists. Sulle liste di Indymedia Italia il meccanismo decisionale utilizzato è sempre lo stesso. Sostanzialmente si comincia da una proposta da parte di qualcuno che viene sottoposta alla discussione collettiva attraverso un messaggio con soggetto ``PROPOSTA: titolo della proposta''. Le proposte fatte, a meno di obiezioni, vengono approvate in un tempo breve o lungo a seconda del tipo di proposta: 24 ore per una articolo della colonna centrale; qualche mese per decisioni che riguardano tutto il network (regola del silenzio-assenso).
Nel caso in cui vengano esposte critiche, dubbi, opposizioni si cerca di applicare il cosidetto Metodo del Consenso (MC), cercando di intessere in una proposta unica posizioni differenti. Per una dafinizione più organica guarda più avanti nella FAQ.
Questi sono i termini ``burocratici'' della questione, mediata da una sana dose di buon senso e di voglia di confronto da parte di chi partecipa alle discussioni.
E' da notare che l'elaborazione di proposte spesso avviene in una sub-mailing list di un ``gruppo di lavoro'' (editorial, video, etc..) per poi essere riportata una volta dettagliata nella lista generale (italy), per una approvazione finale.
In particolare, quando viene pubblicata una feature o un dossier si manda un messaggio di notifica su italy-list con soggetto: "PUBBLICATA/O FEATURE/DOSSIER: (nome feature/dossier)". Sulla italy-list si fanno affluire le proposte dei gruppi di lavoro e le questioni che non possono essere ridotte alla discussione da parte di un singolo gruppo di lavoro. Per ogni lista di Italia IMC esiste un facilitatore che si occupa di preparare i riassunti per questa lista e aiutare a mettere a fuoco le discussioni.

Torneremo su queste riflessioni nel processo di costruzione del nostro progetto ideale.

Rete Lilliput http://www.retelilliput.org

Per cercare di spiegare brevemente cosa sia la Rete di Lilliput e come funzioni mi riferirò al documento ``Criteri di fondo condivisi'' stilato durante l'assemblea plenaria di Marina di Massa 2001, che è in un certo senso il corrispettivo lillipuziano di una FAQ:

Criteri condivisi

  1. Lilliput non è una associazione, è una rete. L'adesione non avviene mediante tesseramento individuale, ma attraverso l'adesione, preferibilmente in sede locale, al Manifesto nazionale. Si mettono in rete persone, associazioni e gruppi che si riconoscono in orientamenti comuni definiti a livello nazionale. Non sussistono vincoli rigidi di appartenenza, nè automatismi esecutivi rispetto a decisioni assunte in qualunque sede. Persiste ed è auspicata, in ogni caso, la massima autonomia dei nodi locali, delle associazioni e delle persone coinvolte.
  2. La rete è un insieme di luoghi di incontro, confronto e relazione tra persone che aprano e sperimentino nuove possibilità per l'azione politica e sociale.
  3. Privilegia l'impegno locale, coordinandolo e potenziandolo in rete, in connessione a campagne e altre reti nazionali e internazionali.
  4. Dà centralità ai contenuti, alle campagne, ai temi di lavoro, alle competenze. La preminenza delle azioni concrete, l'importanza dei gruppi di lavoro tematici e la loro diffusione e sviluppo appaiono punti comuni per tutti.
  5. Crede nelle potenzialità della nonviolenza e reputa suo impegno primario approfondirle, esprimerle e realizzarle.
  6. Valorizza le differenze e i contributi diretti e attivi di ciascuno alla ricerca comune. Vuole favorire una crescita culturale di tutta la rete e della società che tenga più conto delle differenze di genere.
  7. Rifiuta la personalizzazione e la professionalizzazione dell'impegno politico e vuole evitare di essere identificata dal grande pubblico con una o più persone. Sostiene prioritariamente la partecipazione diretta degli aderenti limitando formule di delega e di rappresentanza. In questa chiave può essere letto anche l'orientamento ad escludere l'adesione di partiti e sindacati in quanto tali.
  8. Valorizza una scelta dei tempi funzionale ai metodi ``lillipuziani'': dà priorità ai suoi programmi, non si attiva a ogni emergenza e non vuole essere visibile ad ogni costo a scapito di una reale crescita del movimento e di un suo reale radicamento nella società civile.
  9. Promuove la fiducia in tutti gli aderenti alla rete che si riconoscono nel Manifesto, siano essi singoli o rappresentanti di associazioni, nella convinzione che tutti agiscono comunque nella prospettiva di percorrere un cammino comune per raggiungere i medesimi obbiettivi.
  10. Favorisce la circolazione veloce ed esauriente dell'informazione in modo da permettere la costruzione di processi basati sul consenso, dando la possibilità ad ognuno d'intervenire per esprimere sia l'accordo che il disaccordo.
  11. Applica criteri di verifica costanti sulle modalità organizzative, sul lavoro effettuato e gli eventuali incarichi affidati. Laddove vi fossero incarichi di portavoce, referente, coordinatore o altro questi devono essere vincolati a dei limiti temporali, definiti dalla durata dell'iniziativa/campagna e/o da criteri di rotazione.
Anche in Lilliput la comunicazione avviene attraverso liste di discussione, anche se una rilevanza decisamente maggiore che viene data alle assemblee tradizionali. Un'altra grossa differenza è che il ruolo e lo scopo di queste liste è assai meno ragionato (e definito) di quelle di Indymedia.

Un progetto ideale

Il problema più comune che si verifica in un gruppo che comunica in maniera orizzontale è il sovraccarico di informazioni. Sono sufficienti, infatti, una cinquantina di persone collegate a una mailing list che abbiano l'abitudine di scrivere intensamente per generare un traffico dell'ordine delle centinaia di mail quotidiane: una quantità tecnicamente ingestibile da chi sia collegato a Internet con un comune modem a 56kB.
Ci sono vari modi per reagire a questo sovraccarico di informazione: filtraggio e categorizzazione dei messaggi con le apposite funzioni dei programmi di posta, filtraggio ``ad occhio'' per leggere solo i messaggi che hanno buona probabilità di interessarci (operazione che quasi tutti i navigatori esperti compiono in maniera inconscia), ma purtroppo la maggioranza degli utenti comuni reagisce alzando la soglia di attenzione e, quindi, cessando di leggere anche i messaggi importanti.
Infatti la comunicazione multicast, per via informatica, riesce a essere realmente efficace solo quando il gruppo che la sta sperimentando aderisce, consciamente o meno, ad alcuni principi. Ecco l'elenco di quelli che abbiamo rilevato come comuni al maggior numero di realtà (e che sono espressi, in maniera esplicita, nello statuto dell'Associazione GNUG):
Principio di Partecipazione. Il gruppo si fonda su forti principi di eguaglianza e orizzontalità comunicativa, che si concretizzano in processi decisionali orientati al consenso. Alternativamente altri gruppi affidano ad una figura forte (il moderatore) il compito di far rispettare le regole, attraverso un forte potere censorio della libertà d'espressione che gli viene concesso dal gruppo.
Principio di Comunità. Questo principio è composto da due parti: i) ciascun componente del gruppo si riconosce come facente parte di una comunità e riconosce la mailing list come strumento indispensabile (non necessariamente l'unico) alla costruzione della comunità stessa; ii) ogni componente del gruppo assume consapevolmente la responsabilità di rispettare il gruppo, i suoi strumenti e le sue modalità di discussione.
Il più delicato dei due è indubbiamente il secondo. Infatti molti possono essere i fattori che contribuiscono alla creazione di uno spirito di comunità, e hanno anche ``pesi'' differenti. Quelli più efficienti sono la forte condivisione di un obiettivo politico e di un orizzonte ideale con gli altri frequentatori della lista e l'esistenza (o contestuale costruzione) di relazioni umane non virtuali tra i partecipanti alla lista di discussione. Le realtà che comunicano in maniera più efficace aderiscono ad entrambi questi principi.

Chiarito questo punto di partenza che ritengo essenziale proverò a tracciare un progetto che possa portare una rete di individui e/o associazioni a costruire un rapporto ottimale con il mezzo comunicativo informatico.
La speranza è che queste indicazioni possano essere utili alla sperimentazione di percorsi reali: il feedback da parte di chi dovesse affrontare questo tipo di esperimenti sarà graditissimo. Nello scrivere questo progetto ho attinto a piene mani dal lavoro compiuto fino a qui dal GLO internet della Rete di Lilliput.

Censimento delle potenzialità informatiche dei nodi

Nel discorso che segue indicheremo come ``nodi'' i vari gruppi (o singoli) che compongono la rete che stiamo prendendo in considerazione.
Il primo passo da fare per la costruzione di una vera e propria ``infrastruttura comunicativa'' basata sul software libero è quello di censire tutte le realtà che compongono la rete e sondare la loro dimestichezza con gli strumenti informatici.
Questo compito può essere più o meno complesso a seconda delle dimensioni della rete, ma chiaramente andrebbe portato avanti anche con strumenti differenti dalla mail per due buoni motivi: i) non è detto che tutti i nodi ne facciano uso; ii) anche nel caso in cui ne facciano uso non è affatto detto che siano ricettivi ai nostri messaggi (per via del sovraccarico di informazioni).
Una volta ottenuta una mappatura della situazione il passo successivo è cercare di individuare, per ciascun nodo, una o più persone già ``informatizzate'' o, nel caso in cui non ve ne siano, mettere in contatto il nodo con quelle a esso più vicine, magari attraverso una ``mappa delle risorse'' che aiuti a trovare le competenze necessarie.

Costruzione di un gruppo tecnico

Mappate le competenze e individuati gli ``esperti locali'', il passo successivo è quello di creare un gruppo tecnico di coordinamento tra queste persone e cominciare a far partire una discussione per mettere in comune proposte e problemi che emergono dalle variè realtà territoriali.
Durante questo percorso è fondamentale cercare di organizzare anche delle riunioni ``dal vivo'' di modo che lentamente questo luogo tecnico diventi un gruppo vero e proprio e cominci a produrre anche un senso di comunità.
Le persone coinvolte nel gruppo tecnico, infatti, dovranno fare da ``cavie'' per l'introduzione degli strumenti comunicativi, utilizzandoli essi stessi per primi nel lavoro di coordinamento del gruppo tecnico.

Alfabetizzazione informatica: hardware e software

Contestualmente a questo lavoro di coordinamento è fondamentale che parta un progressivo sforzo di alfabetizzazione informatica dei nodi locali che parta direttamente dal software libero. Oggi come oggi, infatti, il software libero ha raggiunto un tale grado di maturità che proporlo immediatamente ai neofiti può risparmiare loro la fatica imparare a utilizzare i sistemi proprietari (percepiti come più semplici) e poi dover successivamente perdere ulteriore tempo per convertire le proprie conoscenze al software libero.
Questo lavoro di alfabetizzazione, nel caso in cui i nodi locali non abbiano mai fatto uso di computer, potrebbe passare anche per il recupero di vecchio hardware, l'installazione su di esso di software libero, e quindi il suo riutilizzo a scopo comunicativo. È stata infatti da poco varata una legge che permette alle Pubbliche Amministrazioni e alle ditte di cedere alle associazioni i loro macchinari obsoleti traendone vantaggi burocratici e fiscali.
Naturalmente, contestualmente all'introduzione dell'uso del calcolatore laddove manchi, sarebbero fondamentali dei corsi introduttivi all'uso del software libero per la comunicazione, per i quali -però- è logico pensare di appoggiarsi alle realtà territoriali già esistenti (hacklabs e LUGs, in primis).

Costruzione di luoghi di aggregazione e informatizzazione

Nell'ipotesi di informatizzare i nodi più ``arretrati'' con l'invio di calcolatori recuperati diventa interessante studiare l'ipotesi di cercare di costruire attorno allo strumento comunicativo (il computer), uno spazio aggregativo e sociale (come sono in effetti gli hacklabs) che funga anche da punto di ritrovo informale per il nodo (circoli di associazioni, bocciofile, centri sociali o quant'altro possa fungere da luogo aggregativo).


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Stefano Barale 2003-07-03